Le usanze dei coatti

 

Per saperne di più sul domicilio coatto a Favignana, bisogna arrivare ai primi anni del '900. Il lavoro svolto e documentato dal dottor Emanuele Mirabella, medico psichiatra e antropologo criminale, discepolo del prof. Cesare Lombroso, ci mette infatti in grado di conoscere meglio la mentalità e le usanze dei coatti. Il dottor Mirabella era nato ad Alcamo (TP) il 19 marzo 1864; per molti anni risiedette a Favignana, dove fu ufficiale sanitario per 17 anni, nonché sanitario della colonia coatti dal 1900 e della Casa di Reclusione dal 1904. Per un decennio fu anche giudice conciliatore del comune di Favignana.1°9 Durante la sua dirigenza all'infermeria dei coatti, egli ebbe la possibilità di osservare e studiare il comportamento di costoro, le loro usanze, i segni caratteristici, il loro gergo. Approfondì lo studio, fino al punto di farne una ricerca antropologica. Lo stesso fece con i relegati libici, giungendo alla discutibile conclusione che i libici sono degli scimpanzè addomesticati, degli scimpanzè che parlano. Dei coatti italiani narra di come si ubriacavano e si accoltellavano al torace; a lui toccava suturare le ferite, profonde a volte alcuni centimetri. Basti citare, come esempi, quello di Basile Salvatore di Messina, di anni 35, che nell'ottobre del 1895 subì una ferita di tre centimetri al sesto spazio intercostale, o quello del ventottenne Piantini Giuseppe di Biella, che nel novembre del 1896 venne ferito con una coltellata al settimo spazio intercostale e subì una lesione al polmone. Al medico capitò di suturare anche qualche Favignanese coinvolto in risse. Così racconta: Domenico Randazzo di anni 35, di Favignana, sposato da alcuni anni, con un solo figlio, di condizione pescatore. È stato più volte ammalato per reumatismo articolare acuto. Nel mese di novembre del 1896, essendo venuto a rissa con un tagliapietre, riportò una lunga ferita di 7 centimetri al 9° spazio intercostale destro, interessante la pleura parietale, viscerale ed il polmone. Trovato per terra dalle guardie di p.s., fu condotto all'infermeria dei coatti. La ferita venne suturata con 8 punti, la guarigione completa si verificò al 20° giorno. Il Lombroso, che aveva tra l'altro teorizzato l'identificazione del criminale nel tatuaggio,"' definì Mirabella uno dei migliori antropologi del Sud, per aver pubblicato uno studio antropologico sui coatti e approfondito l'argomento sul loro gergo e sui loro costumi."' Mirabella, che non perdeva occasione di manifestare il proprio disprezzo per i coatti, da lui definiti "pregiudicati da cloaca", si augurava che il domicilio coatto, dispendioso e nocivo, venisse presto abolito. Ma intanto raccolse e pubblicò 4500 voci del gergo che i coatti utilizzavano quando non volevano farsi capire e di cui riportiamo qui sotto alcune voci:

cavaliere-ossoso

crocifisso-collo storto

il parroco- cipress

cucina-curula

il prete-pistolo

tonno sottolio-gettono

deputato-ingannapopolo

tonno salato-somaroso

sindaco-sirchio

ricotta-cuvelì

pretore-cacacarte

acqua-chiarina

ispettore p.s.- gattone

ficodindia-sugoloso

direttore della colonia-capo della pula

triglia-bellezza

carabiniere-cavolo fiore

fabbro ferraio-duraio

guardia urbana-scarrafone

estagnino-facitutto

padre-carnente

tavernaio-pontesse

sorella-franzina

venditore di giornali-bugiardo

zio-barba

medico- bello

pipa-poeta

chirurgo-macellaro

scarpe-ruote

coatto-covaloro

scirocco-soffio panicaro

barca-papera

barbiere-luffio

tabaccaio-fumiero

Ai coatti era proibito frequentare le taverne e giocare al "tocco", causa principale di tante scazzuttati (litigi) e cutiddati (coltellate). Ma l'ozio era tanto. Ed essi passavano molto tempo i' a giocare a sciappeddi, a palmo a muro, a testa o croce, con le carte, oltre a giochi più semplici, dove comunque era possibile scommettere. Con le carte da briscola, si giocava anche alla zecchinetta. Il dottore tra i coatti ha curato casi di polmonite, tifo, sifilide. Nei suoi studi cita più volte l'uso della pederastia praticata nella colonia. Ha curato molti coatti impossibilitati a defecare perché gli incauti, poco conoscitori del ficodindia, esageravano mangiandone troppi! I coatti erano dei veri artisti nell'arte del tatuaggio: nella colonia di Favignana, agli inizi del 1900 fra 325 a domicilio coatto, 136 erano tatuati. Bastava un po' di polvere nera, prodotta dalla fiamma delle lampade a petrolio o da carta bruciata o da polvere di carbone, e un'asticciola acuminata. Si scioglievano le polveri con un po' di saliva o con acqua; con I' asticciola, imbevuta del liquido, si disegnava il tatuaggio; poi, con un ago, si pungeva il disegno sulla pelle fino a farvi uscire il sangue; infine, quando le punture erano al completo, si coprivano con la polvere nera e ci si batteva sopra con la mano per farla penetrare meglio. Per il colore rosso veniva usato il minio. I tatuaggi piccoli causavano un leggero gonfiore, che normalmente spariva dopo 24 ore. Ma, con quelli più grandi, si verificava sempre una reazione febbrile con brividi di freddo e a volte la suppurazione, tanto che il tatuato poteva restare a letto per diversi giorni. Per cancellare il tatuaggio veniva usato il latte di fico o il naturale, ma era raro che sparisse completamente. I disegni avevano significati religiosi, erotici, politici, marinareschi. Alcuni coatti si erano tatuati il pene. Interessante risulta anche l'analisi sociologica dei coatti. Essi provenivano da vari parti d'Italia: Venezia, Treviso, Milano, Torino, Lecce, Cagliari, Ravenna, Ascoli, Catanzaro, Caserta, ecc; ma soprattutto dalla città di Napoli. Tra loro, c'erano anche persone istruite. Molti erano accusati di essere ladri, contravventori, feritori, grassatori, omicidi, ecc. La loro età variava dai 21 ai 75 anni.

 

 

Dal libro di Michele Gallitto "Egadi Ieri ed Oggi"