Favignana - Levanzo

Levanzo Nomi antichi: greco-romano: Phorbanzia - Bucinna saraceno: Gazirat al ya bisah (arida) Rinascimento: Levanto Superficie e posizione geografica: km/q, 5,82; lunghezza km 5 (da Capo Grosso a Punta Pesce); larghezza km 2. Sviluppo costiero: km 12. Altezza massima Pizzo del Monaco: m 278. Posizione: 37° 59' di latitudine Nord e 12° 20' di Longitudine Est. Distanze: da Trapani Miglia 6,5 (km 12), da Favignana Miglia 2,2 (km 4). Popolazione: Levanzo fa parte del Comune di Favignana. La popolazione dell'isola è di 226 abitanti.

Quanti di voi conoscono bene l'isola di Levanzo nelle isole Egadi? L'isola della pace assoluta. Chi ci va lo fa solo per il suo splendido mare? Sbaglia. Un errore che non ho mai fatto quando decido di muovermi. Il motto che bisogna avere fisso in testa deve essere sempre: non solo mare perchè si può benissimo fare l'uno e l'altro. Cosa significa l'altro. Significa per esempio fare nudismo senza vedere anima viva, (portarsi sempre l'acqua), farsi un bel giro, curiosare, conoscere, capire cosa stanno calpestando i propri piedi. perciò andarci con le scarpe da ginnastica (almeno) perchè dopo il bagno bisogna camminare. E magari poi ancora un bagno, nudi. Forse solo quanche gabbiano potrà vedervi ma è raro. Avete mai parlato con la gente del posto? Conoscete Vincenzo Bruno? Ditegli che volete visitare la chiesa, fatevi dire quali sono le statue restaurate (ripitturate) dalla buon'anima di Pina Butera. Parlate con Alberto Venza, mangiatevi un prodotto di tavola calda nella rivendita pane dei fratelli Campo. Che cose buone che ho mangiato da loro. Io ho avuto il piacere di conoscere 'u Talianu, 'u Scantatu, e altre persone anziane che mi hanno raccontato, raccontato... Avete mai visto e magari rivisto la grotta del Genovese con i suoi graffiti e le pitture rupestri che affondano nel lontano Paleolitico e Neolitico? No! No tutto questo? Ma allora brutti chiacchieroni e magari pure democristiani non potete dire di conoscere la dolce Levanzo. Siete andati in quello scoglio senza aver visto la torre saracena? Non avete mai provato l'ebrezza di essere assicutati (cacciati) da quel luogo da una trentina di corvi aggressivi perchè hanno paura che gli toccate i nidi? Io gridai a loro: " corvi neri non avrete il mio scalpo!" Ma intanto correvo e lasciavo la valle di corsa e con i piedi che mi toccavano il culo dalla tanta velocità nel fuggire. E gridavo ancora come un gradasso: "corvi neri non avrete il mio scalpo" e correvo, correvo come uno sfrattato. L'ultimo mio grido rivolto a loro è stato: "ritornerò". Ancora mi spettano... Queste sono cose da provare da soli durante una escursione solitaria. Tutte queste emozioni bisogna provarle ma deve essere primavera. Avete visto le case Florio, la villa Bulgarella, la fossa, la parte del promontorio (la parte alta) durante la primavera e tutto un oceano di verde e fiori. Ammirerete e vi sentirete piccolini, quasi una nullità, ogni tanto fa bene, abbassiamo la cresta. Ma come cari amici e care amiche, andate in quell'angolo di paradiso e non fate una piccola escursione per andare a vedere le vecchie batterie , le caserme militari risalenti a l'ultima guerra? L'isoletta fu inutilmente e schifosamente bombardata senza avere vittime per fortuna, (Favignana stesso giorno 101 vittime). La grotta del Niurume sapete dov'è? Si tratta anche in questo caso di un'importante sito archeologico. Non sapete dove si trova? Devo ammettere che il posto è disgraziato, non è per niente facile arrivarci forse è meglio così. Volete vedere un sito archeologico di facile portata ma che dovete assolutamente rispettare? Quando andate a fare il bagno a Cala Minnula (nome di un pesce) potete vedere stando in costume, le otto grandi vasche dove in epoca romana si produceva il garum (salsa composta da: sale, erbe aromatiche e pesce tagliato a pezzi grossi. Vedi Google). Dopo potete fare un riposino sotto la bella pineta attigua al mare. Non potete non vedere a Levanzo il faro di Punta Grosso, poi vi affacciate dalla scogliera, vedete il mare blu scuro e pensate alla battaglia delle Egadi dove i Romani vinsero i Punici e si cuccarono il granaio d'Italia, la Sicilia. Attenti! Di primavera presso il faro vi spettano centinai di gabbiani a guardia dei loro pulcini, svolazzano sopra le vostre teste minacciosi. Vi sentite di farlo? Ma insomma cosa ci andate a fare a Levanzo il bagno e basta? Magari con lo zaino, panini e birra? Ma cosa fate! Almeno consumate qualcosa compreso il gelato. Andate la mattina presto e tornate la sera, e se decidete di fermarvi qualche giorno ancora meglio per voi e per gli abitanti che vi ospitano. Più avanti quando avrò tempo, vi parlerò di Marettimo la più antica isola dell'arcipelago egadino.

LA GROTTA DEL GENOVESE

A Levanzo sono state scoperte varie grotte di epoca preistorica, ma la grotta di Cala del Genovese o del Genovese racchiude uno dei più straordinari complessi figurativi di arte rupestre preistorica. La sua scoperta fu sensazionale, perchè per molto tempo si era ritenuto che la pittura parietale di epoca preistorica fosse limitata alla Francia e alla Spagna. Con i suoi graffiti e pitture è ora conosciuta in tutto il mondo. Vi sono rappresentate figure umane maschili e femminili, cervi, tori, vacche, asini, cani, maiali, delfini, tonni, e altri pesci. Alcuni di essi (tori, vacche, cinghiali, ecc.) sono animali sacri alla dea della fecondità. Lo sciamano preistorico preparava i riti di iniziazione sacrificando probabilmente gli stessi animali che venivano dipinti all'interno della grotta, che lui immaginava fosse il ventre della Grande madre della fertilità: ecco perchè si può dire che il sito è una grotta - santuario. Anche il falò è un culto antichissimo collegato alla Madre Terra.La grotta fu scoperta la prima volta dall'esploratore R.Giglioli che, per un ancoraggio fortuito nel 1881, ne conobbe la solitaria bellezza; egli comunicò la scoperta alla redazione dell'archivio per l'Antropologia e l'Etnologia. L'importante scoperta non ebbe allora molta eco e, con il passare degli anni, tutto venne dimenticato. La grotta acquistò fama mondiale in anni più recenti, grazie alla riscoperta fatta dalla pittrice Francesca Minellono di Firenze nell'autunno del 1949. Trovandosi in vacanza a Levanzo in cerca di angoli suggestivi da dipingere, la signorina Minellono fu indirizzata da un pescatore alla grotta tutta dipinta, sconosciuta persino alla maggior parte degli abitanti dell'isola. Vedendola, la pittrice si rese conto del grande valore di quella scoperta e, tornata a Firenze, si rivolse al paletnologo Paolo Graziosi per segnalarvi la grotta. Presi accordi con la soprintendente per le antichità della Sicilia Occidentale, Jole Bovio Marconi, in poco tempo fu organizzata una spedizione di esperti, che esplorò la grotta denominata "grotta dei Cervi" per il numero elevato di graffiti che rappresentano questo animale.Le raffigurazioni si distinguono in due cicli artistici differenti per tecnica ed età. Il ciclo più recente è costituito da pitture in colore nero, riproducesti un centinaio di figure antropomorfe, zoomorfe e simboliche, databili ad epoca neo-eneolitica. Il secondo ciclo, costituito da raffigurazioni incise riproducenti 29 animali e 3 figure umane, è più antico essendo riferibile al Paleolitico superiore (10.000 a.C) Lo stile di queste incisioni è naturalistico; le figure degli animali, visti di profilo, consistono in bovidi, cervidi, ed equidi; tra questi ultimi appare anche l'equus hydruntinus, oggi estinto. La grotta, cui si accede attraverso uno stretto cunicolo, è lunga circa 35 m e larga 8,5 m. Essa è preceduta da un'antegrotta, ben illuminata dalla luce del giorno, che ha un'imboccatura di circa 8 m, una profondità di 12 m, e un'altezza di 14 m. Lo studio approfondito fece emergere che i graffiti sono del periodo Paleolitico, mentre le pitture sono del periodo neolitico. Lo scavo effettuato dal prof. Paolo Graziosi nel 1953 nell'antegrotta fece emergere un frammento di osso di foca, un molare di elefante, un frammento di mandibola di iena, e numerosi resti di pasto. La grotta del Genovese è situata nel terreno di proprietà di Castiglione Natale, che ne è l'attuale custode. Il gruppo di ricercatori si spostò poi nell'isola di Favignana per altre esplorazioni e, in alcune grotte di San Nicola, furono trovati graffiti del periodo neolitico.

Dal libro: Egadi Ieri e Oggi (Isolani, deportati, schifazzi) di Michele Gallitto, cultore di storia, delle isole Egadi.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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